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Alla larga dalle “piramidi” – attenti ai “con artist”, gli artisti della truffa

In seguito al crollo della piramide TelexFree, i loro promoter stanno tentando di convincere le vittime che il “business online” – nella loro accezione di “soldi facili e subito facendo poco o nulla” (il vero “business online” è tutt’altra cosa) – è sano e bello. Pertanto si sperticano nel darvi consigli interessati su come accertarvi della bontà di un “business online”, del quale ovviamente sapete poco o nulla tranne quello che vi dice la propaganda del “business” stesso. Prendiamone alcuni, presi dal sito di uno di questi promotori:

Chi sono le PERSONE che stanno dietro al business. Se ci sono delle persone che non hanno paura di mostrarsi e di metterci la faccia è un buon segno, specie se sono persone già conosciute o che vantano esperienze in società di rilievo. Chi metterebbe la propria faccia in un business truffaldino???

Beh, i truffatori sono proprio noti per avere una faccia di bronzo, e per la capacità di riciclarla, magari sotto altro nome, o in un altro Stato. Spesso, una faccia sorridente e accattivante. Gli artisti della truffa non trascurano mai l’aspetto, e non hanno nessun problema a metterci la faccia, tanto non vale nulla. Fa parte del gioco, non hanno una vera reputazione da difendere. E la useranno per ingannarvi. Merril, uno dei due a capo della truffa “TelexFree”, non aveva problemi a farsi fotografare in pose da CEO di successo. Né aveva problemi a vantare una laurea che non aveva mai preso. Il truffatore di questo tipo non agisce nell’ombra. Imiterà il vero imprenditore di successo, anzi, imiterà lo stereotipo stesso dell’imprenditore di successo. Il truffatore deve ingenerare fiducia. Vantano esperienze in società di rilievo? Ci vuole poco a millantare, tutt’ora nonostante la potenza dei motori di ricerca, non è così facile controllare se sia vero o no. E spesso usano il trucco di usare il nome di una società che è molto simile, quasi uguale ma non identico, a quello di una società di rilievo, ma non è quella.

È anche possibile che abbiano veramente lavorato per società note. C’è da chiedersi però perché se ne sono andati – magari li hanno sbattuti fuori? Spesso le società se scoprono un dipendente infedele non lo denunciano, ma fanno sì che si licenzi. È un modo (a mio avviso sbagliato) per “lavare i panni sporchi in famiglia”, senza fare troppo rumore, non innescare lunghi contenziosi legali, e non screditare la società. Pertanto, senza fare un serio lavoro di “background checking” – e certe informazioni non sono facilmente reperibili – che abbia lavorato o meno per una società di rilievo significa poco.

Persone già conosciute? Madoff era conosciutissimo. Era tra i fondatori del NASDAQ – una società di un certo rilievo, direi. Questo non gli ha impedito di mettere in piedi uno dei più grossi schema Ponzi della storia, anzi, ci è riuscito proprio per questo – gli investitori si fidavano. Spesso i truffatori più pericolosi sono quelli che hanno una posizione già nota in un determinato circolo sociale. È più facile ingannare le vittime se si fidano già in partenza.

Dove è registrata la SOCIETA’ È importante fare delle verifiche sui dati di registrazione per assicurarsi che la società esista veramente.

Già, dove è registrata la società? Ci sono giurisdizioni, veri e propri paradisi societari, dove registrare società costa un tot al chilo, è una forma di business anche quella. Altre dove è un po’ più complesso, ma registrare una società è di solito un semplice processo burocratico. Ad un Italiano può non sembrare vero, ma in molti paesi, Unione Europea compresa, aprire una società richiede poco tempo e poche pratiche. In certi Stati esteri ci vuole pochissimo, e ci sono perfino agenzie e consulenti specializzati che si occupano di tutto, incluse sedi societarie “virtuali”. Non vengono effettuati controlli particolari purché si rispetti la procedura. Quante società regolarmente registrate ma fasulle, magari cartiere per false fatturazioni o frodi carosello, individua la Guardia di Finanza ogni anno?

Dunque, il fatto che una società sia registrata non è in alcun modo una garanzia della serietà della società. Ci vorrebbero delle ricerche sui registri appositi che includono informazioni sul grado di affidabilità di un’impresa, ma di solito queste informazioni non sono disponibili gratuitamente, e può non essere facile reperirle per le società straniere, se non si conosce la lingua e non si sa dove cercare. L’artista della truffa registrerà la società, non vi preoccupate, anzi, anche più di una per costruire una facciata di “rispettabilità” e di relazioni commerciali. Oltre ad utilizzarle per trasferire facilmente i vostri soldi per farli sparire….

Come è registrato il DOMINIO del sito web. È un buon segno se i dati di registrazione del dominio sono di pubblico accesso e non protetti da privacy. Significa che il titolare non ha nulla da nascondere

Se il dominio del sito web è registrato ad una delle società di cui sopra, o anche ad uno dei truffatori, non è certo un buon segno. Il processo di registrazione di un sito web non comporta alcun controllo, se non per alcuni registrar nazionali per i quali le norme sono più restrittive. E qui non stiamo parlando di hacker che devono nascondere il più possibile le proprie tracce. Stiamo parlando di truffatori che per prima cosa devono ingenerare fiducia nelle possibili vittime. Faranno di tutto per sembrare un business lecito, non vi preoccupate. Cosa dovrebbero nascondere, se è tutta una truffa dall’inizio alla fine?

Cosa dovreste chiedervi, invece?

  • “È troppo bello per essere vero”. Questa è la prima domanda che dovreste farvi. Se sembra troppo bello per essere vero, probabilmente non lo è. Il truffatore usa le leve dell’avidità, della necessità, e/o dell’invidia. Vi farà balenare davanti agli occhi un mondo dove fare soldi è facile e richiede poca fatica. Troppa poca fatica…
  • Già, troppa poca fatica. Chi vi pagherebbe certe cifre per fare qualcosa di estremamente semplice, come postare degli annunci tutti uguali sullo stesso sito? Basterebbe un’applicazione (e ce ne sono), o se doveste farlo a mano (captcha o simili), ci sono “agenzie” che sfruttano mandopera come quella Indiana che costa frazioni di rupia a post. E sono in grado di postare dovunque. Beh, questo sì che è un business che porta soldi ai suoi gestori, e difatti non vengono certo a condividerlo con voi! Certo, ci sono agenzie che si occupano di SEO (Search Engine Optimization), posizionamento prodotti sul web, brand reputation, ecc. ecc. Ma usano tecniche più sofisticate, non hanno bisogno di “promotori” (anzi, devono agire senza farsi notare troppo), e non pagano certo cifre assurde per post su siti che nessuno usa o conosce.
  • “Perché mi chiedono soldi?”. Già, perché vi chiedono soldi? Se vi chiedono soldi per un lavoro – anche promettendo poi guadagni -, vi stanno sicuramente truffando. Anche se mascherano la cosa da “acquisti pacchetti”, “sottoscrizioni”, e così via. È che devono farlo perché così funzionano gli schemi piramidali. I vostri soldi serviranno in parte per pagare chi sta sopra di voi, e far sembrare che il sistema funzioni, parte per arricchire gli ideatori della truffa. Questi sono gli unici veri “ricavi” del sistema. La piramide sta in piedi solo finché arrivano soldi freschi da nuove vittime. Quando questi inevitabilmente finiscono per mancare, la piramide crolla.
  • “Ma vendono un prodotto!”. Sì, altrimenti sarebbe troppo facile smascherarli da subito come schemi piramidali, che ormai cominciano ad essere vietati (e sanzionati) da molte legislazioni. Il prodotto, di solito è il dito dietro cui nascondersi. Un’applicazione inutile per il VoIP, come nel caso TelexFree, o una rivista (fatta rubando contenuti altrui…) senza un vero mercato come nel caso WishClub. Dovreste chiedervi “io lo acquistereste e lo userei, quel prodotto?”  Se la risposta è “no”, perché qualcun altro dovrebbe farlo?  E persino vendendo prodotti più o meno veri non è detto che non si sia al limite della truffa. Sia Amway che Herbalife, ad esempio, sono accusate di essere di fatto schemi piramidali truccati da Multi Level Marketing. Questo perché gran parte degli introiti in realtà non arrivano da clienti esterni alla struttura di vendita, ma dagli stessi acquisti dei “promotori”, spesso a prezzi assai maggiori dei prezzi dei prodotti concorrenti. Ma qui si tratta di un tipo diverso di truffa.

Per proteggersi dai truffatori, occorre imparare prima di tutto come agiscono – sono furbi e conoscono bene il “social engineering”, sanno come usare le debolezze umane per raggiungere i loro scopi illeciti.  Vi suggerisco un bel telefilm, “White Collar”, dove un truffatore di successo viene convinto dall’agente dell’FBI che lo ha arrestato a collaborare con la giustizia. Imparerete molto. Servirà a non farvi abbindolare. Se invece pensate di diventare truffatori, vi insegnerà che prima o poi si finisce male.